CARO DIESEL, ADDIO

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Il 2024 sarà l’anno della svolta a Roma: stop della circolazione dei veicoli alimentati a Diesel e Benzina

A ruota toccherà a Milano entro il 2030.

Il futuro sarà più verde, questo è sicuro.

I Paesi Europei hanno tracciato la strada, che porterà alla limitazione della circolazione dei veicoli “inquinanti” a favore delle vetture più ecologiche.

Prepariamoci dunque ad un futuro più silenzioso e salubre nelle nostre città.

Passeggiando per i centri storici di alcune capitali del nord Europa, come ad esempio Oslo (Norvegia), è già possibile rendersi conto dei benefici arrecati dall’elevata presenza di autovetture elettriche.

La presenza delle (poche) automobili è filtrata positivamente dal loro silenzio.

Non solo: esiste un fenomeno studiato e certificato che si chiama “Dieselgate”.

Si tratta delle morti avvenute principalmente a causa dell’aria inquinata dai diesel delle autovetture.

I motori diesel rilasciano nell’aria l’ossido di azoto (NOx), un gas altamente nocivo.

Il nostro paese ha il “merito” di essere il primo paese per incidenza della morte a causa dell’ossido di azoto.

In Italia 2.800 persone all’anno muoiono a causa dei motori diesel.

Il nostro paese ha anche il triste primato per indice di inquinamento atmosferico.

Gran Bretagna, Francia e Germania e Italia totalizzano il 70% dei decessi in Europa dovuti ai motori diesel.

Il silenzio che si può respirare in città come Oslo è dunque davvero salubre, per l’udito e soprattutto per i polmoni.

Vedi la classifica dei paesi per indice di inquinamento.

 

COSA SIGNIFICA DIRE STOP AL DIESEL

Creare città “diesel free”, significa dotare i cittadini di autovetture private alimentate in modo alternativo. Ad esempio, puntando sulle vendite di auto elettriche, come stanno già facendo i grandi brand tedeschi o Giapponesi.

Ed anche, investire maggiormente sul trasporto metropolitano pubblico, anch’esso alimentato in modo alternativo.

Attualmente, in Italia, il mercato delle autovetture circolanti alimentate a benzina, è pari alla somma delle autovetture alimentate a gas (GPL e E85), solo batteria, ibride plug-in, ibride mild&full.

Dunque la strada è ancora lunga benché il futuro sia delineato.

Ponendo come data di riferimento il 2024, anno in cui dovrebbe subentrare anche il Bollo Auto Europeo, c’è da augurarsi che quest’ultimo possa davvero costare un po’ meno, per coloro che si doteranno di auto ad alimentazione alternativa, giacché, uno dei due parametri utilizzati per calcolare il costo da versare, è proprio il livello di inquinamento prodotto.

 

SMALTIMENTO DELLE BATTERIE

Seppur le attuali batterie prodotte siano dotate di una garanzia media di 10 anni (dopo 10 anni solo il 20% della batteria è irreversibilmente deteriorato), ad un certo punto il processo chimico che consente di effettuare la ricarica si esaurisce del tutto.

Dunque, se da un lato le alimentazioni a diesel inquinano per le emissioni dei gas, dall’altro le auto elettriche funzionano grazie alle batterie (per lo più al litio, meno inquinante del piombo).

Nasce così il problema dello smaltimento delle batterie delle auto.

La Cina ha iniziato a lavorare sul problema, creando un network che unisce le case produttrici con i centri di ricerca, affinché si trovi una soluzione utile per lo smaltimento delle batterie.

In Cina il mercato della vendita di auto elettriche è molto florido (seppur modesto in proporzione alle dimensioni numeriche della popolazione cinese).

Si prospetta che entro il 2020 la Cina dovrà gestire lo smaltimento di 120.000-200.000 tonnellate di batterie esauste, che nel 2035 arriveranno ad essere 350.000 tonnellate.

In Europa non è ancora chiaro come si possa trovare una soluzione a questo problema.

Dunque la diligenza è in corsa, senza sapere, davvero e sino in fondo, come gestire il residuo non voluto.

 

INQUINAMENTO DOVUTO ALLA PRODUZIONE DELLE BATTERIE

Un secondo effetto collaterale è dovuto alla produzione delle batterie per le automobili.

Secondo uno studio eseguito dallo Swedish Environmental Research Institute di Stoccolma, la produzione di questi accumulatori genera l’immissione in atmosfera di enormi quantità di CO2 (diretta ed equivalente). Si parla dai 150 ai 200 kg per ogni kWh di potenza.

Non siete ancora convinti e questi ulteriori punti di vista relativi alla fase di produzione vi hanno reso meno confidenti che l’elettrico sia una soluzione migliore?

Facciamo un paio di conti.

Secondo lo US Energy Information Administration, la produzione di un litro di benzina richiede circa 1kWh di energia: a seconda di come questa viene prodotta, può portare all’immissione nell’atmosfera di circa 530 grammi di CO2 (valore medio Italia per tutte le fonti). In qualunque modo venga poi consumato quel litro di benzina, la CO2 indiretta va aggiunta a quella prodotta nella combustione.

Ciò significa che un pieno da 50 litri di benzina porta con sé oltre 26 kg di CO2 prima ancora di aver acceso l’auto.

Ipotizzando che la nostra utilitaria percorra 15 km con un litro di benzina e abbia una vita utile di 150.000 km, otteniamo che nel corso della sua vita avrà bisogno di 200 pieni da 50 litri, equivalenti a un’emissione totale di 5,2 tonnellate di CO2. Oltre, naturalmente, alle emissioni prodotte dalla combustione della benzina nel motore.

Dal punto di vista ambientale, quindi, l’elettrico vince sempre.

Inoltre, va evidenziato che in questi settori le tecnologie evolvono molto rapidamente e quindi è ipotizzabile che questi effetti indiretti possano essere diminuiti dall’impiego di metodi produttivi più ecologici.

Ad esempio, spostando la catena di produzione industriale verso energie rinnovabili ed a bassa emissione di CO2, si innescherebbe un processo virtuoso del quale tutti i settori potrebbero beneficiare.

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